Distanze - Francesco Cristofaro - RECENSIONE

by - lunedì, ottobre 08, 2018



TRAMA

La perdita di una persona cara, che sia la morte di un familiare o di un amico, oppure la fine di un amore lascia sempre una frattura nella persona che la esperisce, una frattura tra la vita di prima e quella improvvisa e inaspettata che resta dopo l'evento. Distanze racconta di questa frattura ponendo l'accento sul senso di solitudine che prova la persona in stato di perdita, e sul bisogno di condividere, di ripetere la propria storia finché non acquisisce un ritmo nuovo, più accettabile e condiviso da altre persone vicine. Francesco Cristofaro rende palpabile la sofferenza e il blocco emotivo di Alessio, che fatica ad aprirsi con Carlo e rivelare il suo tormento per l'incidente dell'amico Giovanni. E così vengono presentati uno dietro l'altro i personaggi, Marco, Angela, Raffaella, Alice, Aurora, ognuno con una personale storia di perdita alle spalle, ognuno bisognoso di condividere e sentire l'affetto di persone vicine, come avverrà nella conferenza che chiude il racconto e insegna a non isolarsi mai nel dolore.





INFO LIBRO

TITOLO: "Distanze"
AUTORE: Francesco Cristofaro
CASA EDITRICE: La Rondine Edizioni
USCITA: 18/01/2018
PAGINE: 60 p.
ISBN/EAN: 9788899135812
PREZZO: 7,90 €


VOTO: ⭐⭐⭐ (3 su 5)





CONSIDERAZIONI


La cosa che più mi ha colpita del libro è stato il tema stesso, perché credo non ci siano mai delle parole adatte per spiegare quella che è una perdita o il dolore dovuto ad essa, qualsiasi genere di perdita sia; e nella difficoltà del contestualizzare questo sentimento, credo che chiunque ci provi valga la pena di essere letto.
È un sentimento che tutti conosciamo, perché andiamo, chi non lo ha mai provato? 
Eppure, quasi fosse un paradosso, non lo si riesce a spiegare, perché è un sentimento troppo differente, da persona a persona, da carattere a carattere, da vissuto a vissuto, e queste variabili lo rendono praticamente unico agli occhi degli individui stessi.

La trama del libro si basa proprio su questo, ovvero l’incontro di più personaggi accomunati tutti da questo senso di perdita, dal protagonista che vorrebbe aiutare il suo migliore amico a superare la futura perdita di un caro in coma, a una ragazza che ha perso l’uomo della sua vita e le ci è voluto molto tempo per superare il fatto, fino ad arrivare a quelle persone che perdono in silenzio, quelle che non lo lasciano trasparire nemmeno dai loro gesti.
Si è catapultati in un racconto dove, alla fine ci si ritrova a ragionare più su sé stessi che sul resto, perché indipendentemente da come la storia stia andando, ci si ritrova a chiedersi “e io? Io come avrei affrontato questa perdita?”


Non era così che si aspettava il loro incontro, il loro incontro dopo così tanto tempo. Anche se Alessio, enigmatico, lo era sempre stato. Anche dopo discorsi importanti, dopo i giorni di pioggia, dopo i silenzi. Ci stava parecchio in silenzio. Però pensava mentre lo faceva. Non era un silenzio inutile, era un silenzio in cui ci puoi abitare. Creare, sorridere, respirare correre. Anche quando tutto sembrava muoversi, nella sua testa ogni cosa aveva la sua rotta, ogni cosa quadrava o scivolava via.


Lo stile di scrittura è uno stile che potrebbe essere quasi definito “ermetico”, perché è composto da frasi brevi che tendono a spezzare i concetti stessi, quasi fossero delle pause vere e proprie (purtroppo non sempre necessarie).
La cosa negativa che mi sento però di dire, è che non sempre questa scelta di stile si addice ad ogni concetto narrato, ci sono periodi, nel libro, in cui i discorsi o i monologhi dei protagonisti sarebbero risultati molto più scorrevoli se solo fossero stati scritti con determinate accortezze, ad esempio una punteggiatura differente, meno statica.
Altra cosa che credo sia doveroso far notare, è la presenza di molti errori, non solo di distrazione o il genere di errori “opinabili”, alcuni errori presenti sono dei veri e propri errori grammaticali (alcuni anche molto gravi).



Non esiste un modo per evitare di pensare. Non esiste. Punto. Smettetela. Esiste soltanto un cuore che aspetta. Aspetta che qualcuno se ne accorga. Ma qui non se ne accorge mai nessuno di quanto dolore possa causare. Qui, tu ridi, e tutti pensano che tu stia bene. Ma dove è scritto? Dov'è scritto che la sofferenza debba avere per forza un lato, quello del pianto? Dove c'è scritto? Dov'è scritto che gli sconosciuti non possano abbracciarsi? Dov'è scritto che, se incontro qualcuno per strada che ha paura di respirare, non mi posso fermare ad abbracciarlo? Dov'è scritto che devo per forza parlarne? Io non ne voglio parlare. lo voglio soltanto che qualcuno mi si segga vicino e che sappia aspettare assieme a me. Aspettare che passi. Anche se non passa mai.



Concludendo, consiglio il libro a chi sente il bisogno di provare, per un paio di ore, ad immedesimarsi negli occhi degli altri e provare a conoscere il dolore altrui, provare a capire cosa gli altri provino, oppure semplicemente a chi vorrebbe trovare un modo differente per superare una perdita, essere capito e riuscire ad alzarsi.







Spero di avervi incuriosito con la mia recensione 😊
➡️ Potete trovarmi anche sulla mia pagina Instagram asiapaglino
➡️ Roberta invece la trovare su ilprofumodelleparole
Un grosso abbraccio, alla prossima recensione 📚📚

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